«A Piano d'Accio l'onda d'urto avrebbe fatto strage di bimbi»

TERAMO – Se quel boiler fosse esploso appena un’ora e mezza prima, sarebbe stata una strage tra i 40 bambini distribuiti tra le classi e la refezione, se è vero che l’onda d’urto provocata dalal deflagrazione, spinse blocchi di murio del peso di 600 chili fino a 20 metri di distanza. E’ uno dei particolari emersi questa mattina nel corso della seconda udienza del processo a cinque imputati, tutti della ditta Cpl Concordia, che la procura teramana ritiene responsabili di concorso in crollo colposo di parte della palazzina che ospita la scuola dell’infanzia di Piano d’Accio nell’ottobre del 2013. Il sostituto procuratore Stefano Giovagnoni, dinanzi al giudice monocratico Flavio Conciatori, ha ripercorso le tappe di quella drammatica sera aiutandosi con un video esplicativo e tante fotografie che hanno testimoniato, se non fatto abbastanza allora dai mezzi di informazione, la realtà del rischio scampato. L’accusa parte da una ricostruzione tecnica offerta dagli esperti dei vigili del fuoco, degli agenti della squadra mobile e della polizia scientifica ma anche da consulenti: l’esplosione delle 17.45 parti dal vano caldaie per una saturazione di gas dell’ambiente, risultato realizzato in maniera non conforme alle regole, con scarsa aerazione e griglie posizionate nel posto sbagliato. Sotto accusa il bollitore dell’acqua, nei giorni precedenti malfunzionamente ma responsabile del botto solo per la sua fiammella che funzionò da innesco: a riempire di gas la centrale termica fu molto probabilmente un difettoso funzionamento della valvola di depressurizzazione del gas in arrivo dalla tubazione di media portata, un aggeggio fuori commercio da 30 anni. Oggi sul banco degli imputati ci sono il rappresentante legale della Cpl Concordia, Roberto Cesari, il consigliere delegato Daniele Spiaggiari, il direttore di area tecnica Alfredo Lupi, il responsabile della commessa Walter Lucidi e il preposto di cantiere Massimo Lancia. La difesa sostiene che la Cpl Concordia gestisce la caldaia e il bollitore, non l’ingresso del gas a monte del contatore, dove c’è la valvola che quel giorno non depressurizzò e ribatte sull’estranietà dei cinque imputati. Il processo vivrà altre udienze, in cui il Comune di Teramo è parte civile con l’avvocato Cosima Cafforio: si cerca di capire come e perchè quel giorno si rischio di raccontare una strage.